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venerdì 27 giugno 2014

Soppressioni TAR: “Lecce non deve subire la mannaia riformista della PA”; levata di scudi dal Salento


Politica_consiglio comunale 62L’ultimo atto di una polemica destinata a durare almeno fino alla conversione in legge del decreto 90/2014 sulla riforma della Pubblica Amministrazione, si è svolto oggi a Lecce con il Consiglio comunale monotematico convocato dal sindaco Perrone. All’Ordine del Giorno l’impegno ad  impedire la soppressione della sede leccese del Tribunale Amministrativo Regionale che, secondo il decreto, dovrebbe essere accorpato alla sede di Bari.
Ai lavori dell’Assise comunale hanno partecipato i rappresentanti istituzionali, gli enti pubblici e la deputazione salentina. L’articolo 18 del decreto approvato lo scorso 13 giugno recita che a decorrere dal 1° ottobre 2014 sono soppresse le sezioni staccate di tribunale amministrativo regionale,  otto in tutto: Catania, Lecce, Salerno, Brescia, Reggio Calabria, Latina, Pescara, Parma,  spostando competenze, fascicoli e personale alle sedi dei relativi capoluoghi. Questo provvedimento urgente paventato dal Governo centrale lascia allibiti  gli amministratori pubblici, primo fra tutti il presidente del TAR Lecce,Antonio Cavallari che a caldo ha dichiarato: “vorrei capire le ragioni di urgenza che sono alla base del decreto legge. Quelle di migliorare l’accessibilità della giustizia? Quelle di risparmiare? Non mi pare proprio”.
In vista di un enorme disagio per i cittadini e per il territorio salentino sempre più a rischio isolamento, il sindaco Paolo Perrone ha convocato una sessione urgente in seduta pubblica del Consiglio comunale a cui hanno partecipato anche gli ordini di categoria. “Non una campagna di campanile o tutele corporative – ha dichiarato il sindaco in apertura dei lavori – ma a garanzia dei cittadini e per il miglioramento dei servizi che il territorio deve offrire loro”.
Le ragioni della soppressione non sono ben chiare e stridono con principi ispiratori di quel decreto legge che intende riformare la Pubblica Amministrazione in virtù di uno snellimento che ne garantisca l’efficienza.  Ma spostare il  Tar di Lecce a Bari e accorpare tante sezioni, non può che perdere in efficienza, è stato il ragionamento del sindaco e di molti altri interventi successivi. Non dovrebbe trattarsi nemmeno di una forma di risparmio economico dal momento che l’affitto della sede di Lecce che coinvolge anche le province di Brindisi e Taranto, si aggira intorno ai 25 mila euro l’anno.
Lecce come Catania. Anche la Sicilia sta vivendo giorni di forte agitazione, nell’isola è addirittura nata un’associazione di protesta, Amministrativisti.it  che contesta una riforma del sistema giudiziario passando dalle soppressioni dei tribunali. La città sicula come Lecce, pone l’attenzione sull’irragionevolezza del provvedimento nei confronti di un tribunale che, per attività amministrativa, ha raddoppiato quella della sede del capoluogo. Inoltre, scorporare il tribunale amministrativo dalle sedi delle Corti d’Appello significa indebolire quel ramo della giustizia che la stessa Costituzione garantisce, gridano in molti.
“Prendiamo atto che lo Stato si stia ritirando dalle periferie – ha dichiarato Perrone – siamo anche disposti a fare delle concessioni in questo senso, ma solo se portiamo all’incasso un effettivo risparmio chiaro e inequivocabile.  Oggi lo Stato arretra senza niente in cambio. Se  rinunciamo al Tar, prerogativa importante per imprese e cittadini otteniamo in cambio non un risparmio, ma un peggioramento a danno dei cittadini”.  In linea con quanto dichiarato, Perrone intende sollecitare anche i Consigli comunali degli altri 97 comuni salentini affinchè deliberino a favore di una conversione del decreto; “la battaglia non deve essere solo leccese ma di tutto il Salento”.
In questo caso, come raramente avviene,  il Salento inteso nell’estensione delle tre province di Lecce, Brindisi e Taranto, le stesse rappresentate dall’ordine degli avvocati presenziato da Raffaele Fatano, il primo ad essersi espresso favorevolmente sulla delibera presentata dal comune di Lecce che recita: IL CONSIGLIO COMUNALE sollecita il Governo, in persona del Presidente del Consiglio e del Ministro della Giustizia, ad espungere, in sede di conversione del d.l. 90/2014, dalle sedi distaccate da sopprimere tutte quelle sezioni anche sedi di Corte d’Appello ed in subordine le sedi delle sezioni distaccate dei Tar di Lecce e Catania in considerazione di quanto evidenziato e delle specificità di tali sedi. Invita la deputazione regionale e parlamentare ad intraprendere ogni iniziativa utile ad ottenere quanto sopra richiesto.
Per la deputazione salentina erano presenti Diego De Lorenzis (M5S), Francesco Bruni (FI), Rocco Palese (FI), Roberto Marti (FI), Salvatore Capone (PD) e il brindisino Pietro Iurlaro (FI). Un coro unanime di dissensi contro il provvedimento governativo, tranne che per Salvatore Capone, disponibile come gli altri alla battaglia pacifica anti-soppressione ma favorevole alla riforma della Pubblica Amministrazione che il capogruppo comunale PD, il renziano Paolo Foresio, ha definito “epocale”.
Delibere a favore della sopravvivenza del Tar di Lecce erano state prodotte giorni fa anche dal Consiglio regionale e da quello provinciale; il presidente Gabellone, oggi ha ribadito la necessità a non accondiscendere alle scelte attuate dal governo centrale quando queste riducono le garanzie democratiche dei cittadini.
Per i rappresentanti di categoria, Ernesto Sticchi Damiani ha chiesto il coinvolgimento anche dei comuni di Brindisi e Taranto a rafforzamento dell’illogicità del provvedimento, anche in rapporto alla mole di ricorsi affrontati dal Tar di Lecce nel corso dell’anno, di gran lunga superiori a quelli di Bari. “Provocatoriamente dovrei dire che il più piccolo non può accorpare il più grande”. Pietro Quinto ha invece proposto che i parlamentari delle tre province si facessero carico di un’azione da presentare al presidente Renzi, affinchè sia il governo a presentare un emendamento all’articolo 18 e non il contrario come in molti auspicano.
L’emendamento deve tenere conto delle peculiarità delle otto sezioni distaccate che si intendono sopprimere e valutare la modifica prima della conversione in legge del decreto che, a quanto è dato sapere, avverrà prima dei 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Per il momento la delibera comunale presentata dal Consiglio di Lecce è passata all’unanimità con la precedente approvazione di tutti i capigruppo.
fonte: corrieresalentino

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