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venerdì 31 maggio 2013

LE ECOMAFIE CHE ASSASSINANO IL SUD!


LE ECOMAFIE CHE ASSASSINANO IL SUD



Italia: rifiuti industriali occultati - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Da decenni, ogni notte nello Stivale, in particolare del Meridione (isole comprese): carichi di rifiuti chimici e scorie radioattive provenienti dalle industrie rinomate (inluse quelle farmaceutiche, gli ospedali e le cliniche pubbliche e private) “miracolosamente” sfuggono ad ogni controllo. E la salute di intere regioni e paesi minacciata da fiumi sotterranei di veleni d’ogni genere. E lo Stato - chi governa - lascia correre.

Il Belpaese annovera ancora un codice penale che ignora l’ambiente, ma in compenso attenta - con l'articolo 595 c.p. (diffamazione) - alla libertà di informazione dei giornalisti che non ha eguali nel mondo civilizzato, processati sempre in tempi record.

Le rare inchieste giudiziarie in materia hanno illuminato una zona grigia, assolutamente inesplorata, in cui gli interessi delle multinazionali industriali si saldano a quelli torbidi degli Stati e si agganciano a quelli della criminalità organizzata, della massoneria deviata e dei servizi segreti.

Italia: discarica a cielo aperto di rifiuti chimici in prossimità del mare .- foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


In questo scenario infernale il Mezzogiorno d’Italia è stato trasformato impunemente, e da tempo, in una immensa discarica dell’osannata Europa.

Una storia indimenticabile, ma dimenticata. Correva il 16 ottobre dell’anno 2000 nel versante sudovest del Salento, lungo la costa che si affaccia sullo Jonio, a metà strada tra il mare e i paesi di Presicce e Acquarica, in una cava abbandonata, vengono ritrovati 27 bidoni contenenti uno strano liquido nero e melmoso.

Come ci siano arrivati in quella zona è pressoché un mistero. Trascorrono soli pochi minuti e sul fondo del sito si crea una pozzanghera lunga 50 metri e larga 2, da dove di innalza un puzzo acre e pungente che aggredisce la gola. La Guardia di Finanza mette sotto sequestro l’area, ma i cartelli non bastano ad avvertire dei gravi pericoli incombenti: i contadini continuano a raccogliere i frutti di madre natura.



Dopo una settimana vengono resi pubblici i risultati dell’analisi sui campioni di rifiuti: le analisi dell’Azienda sanitaria locale rilevano una concentrazione di policlorobifenili, 4 mila milligrammi per ogni chilogrammo. Il pcb è un derivato del benzene proibito negli Stati Uniti d’America già nel 1974, perché ritenuto altamente cancerogeno.


Passano altri giorni e, a Presicce, in un’altra cava vennero ritrovati altri bidoni colmi della stessa sostanza. Il terzo ritrovamento era datato 13 novembre: ad Acquarica ai confini con Taurisano, in una zona chiamata Bosco de li Sperri, le Fiamme Gialle scopre, di nuovo in una cava dismessa di pietra per calce, un ammasso di terra e bisogni frantumanti. A qualche decina di metri gli agricoltori continuare a coltivare il suolo e a raccogliere le olive.

Contemporaneamente giungono i risultati delle analisi effettuate su uno dei pozzi della zona, analisi che non lasciano dubbi: le acque sono inquinate e decine e le falde acquifere sono state contaminate.

Il 16 novembre 2000 saltano fuori altri 120 bidoni dentro un fosso e come nel caso del primo ritrovamento, liquidi che si sono dispersi in mille rivoli nel sottosuolo. Le istituzioni annunciano bonifiche: nel frattempo, dopo 13 anni la pioggia ha continuato a trascinare i veleni in fondo alla terra. In quest’area non è mai stata condotta un’indagine epidemiologica sulla popolazione residente che, in compenso, si ammala e muore di strane patologie tumorali.

Puglia: diga Pappadai - rifiuti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



Identico copione addirittura nella diga del Pappadai: ma questa è un storia che ho già raccontato nel disinteresse generale.

La devastazione dell’ambiente - progressiva rarefazione di aria pulita, acqua sicura, terra disponibile - si traduce in danno all’economia, alla politica, alla morale, al senso comune, alla legalità.

Fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.com

martedì 21 maggio 2013

L'ESORCISMO DI PAPA FRANCESCO

Al termine della messa di Pentecoste, Papa Francesco ha imposto le mani sulla testa di un malato. Questo gesto rappresenta – secondo l’emittente della Cei TV2000 – un vero e proprio esorcismo.

In merito l’emittente, che ogni settimana dedica uno spazio a questi temi con la rubrica «Vade retro» ha interpellato alcuni esorcisti che hanno confermato la lettura proposta nel servizio.
In effetti, le immagini trasmesse mostrano Francesco che – dopo aver parlato con un sacerdote che accompagna il giovane – cambia improvvisamente espressione e poi impone le mani sul giovane che apre la bocca.
Il giovane sulla sedia a rotelle emette uno strano verso, come se stesse vomitando, sembra quasi resistere. Francesco non dice nulla e mantiene le mani sulla fronte dell’uomo, poi l’uomo smette di fare il suo verso e si accascia gradualmente, esausto. Il Papa si stacca, lo guarda, fa un gesto con la sinistra come se gli dicesse: “Va meglio, ora?”, il prete gli allunga un plico, raccolto dalle guardie del corpo del Papa, poi passa a benedire una bambina.

Nella serata di lunedì 20 maggio Padre Federico Lombardi, portavoce della santa Sede, ha diffuso una precisazione: in piazza San Pietro, «il Papa non ha inteso compiere alcun esorcismo, ma semplicemente pregare per una persona sofferente che gli era stata presentata». Ma le immagini testimoniano il contrario.

 

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