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mercoledì 25 giugno 2014

IN VIDEO VERITAS? - TRA I TANTI FILMATI VISIONATI, I CARABINIERI HANNO TROVATO UN INDIZIO: IL GIORNO DELLA SCOMPARSA DI YARA, SI VEDE ACCANTO A CASA GAMBIRASIO, UN FURGONE MOLTO SIMILE A QUELLO DI BOSSETTI

Il mezzo, del tutto simile a quello usato da Bossetti in quel periodo, si vede comparire in fondo a via Rampinelli, ripreso dalle telecamere del Banco Veneto. Si muove lentamente verso via Morlotti, la strada che costeggia il centro sportivo frequentato dalla ragazzina. Secondo gli investigatori, il guidatore stava “controllando” la zona...


massimo giuseppe bossetti


L’immagine è sfocata, poco nitida, ma il furgone camionato Iveco Daily di colore azzurro verdino che tra le 17 e le 18,30 del 26 novembre 2010 passa e ripassa dalla strada dove abitava Yara Gambirasio dovrebbe essere proprio quello di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello in carcere da lunedì scorso con l’accusa di omicidio. È questo l’ultimo, clamoroso, indizio rintracciato dai carabinieri che in questi giorni hanno visionato centinaia di filmati.

Il mezzo, del tutto simile a quello usato da Bossetti in quel periodo, si vede comparire in fondo a via Rampinelli, ripreso dalle telecamere del Banco Veneto. Si muove lentamente verso via Morlotti, la strada che costeggia il centro sportivo frequentato dalla ragazzina. Uscito dall’orizzonte delle riprese, ricompare dopo qualche minuto nella stessa strada. Segno, secondo gli investigatori, che il guidatore stava «controllando» la zona, secondo gli investigatori.


 Per intercettare Yara, avvicinarla, farla salire con qualche scusa. Portarla infine al campo di Chignolo e tramortirla fino a farla morire. Gli inquirenti sono convinti che la ragazzina avesse avuto modo di conoscere Bossetti, forse vedendolo passare spesso per andare al centro abbronzante «Oltreoceano» a 100 metri da casa sua. Il muratore era comunque una figura nota per lei, tanto da non avere paura di avvicinarlo.

Iniziano ad essere pesanti gli indizi su Bossetti la sera della scomparsa di Yara: alle 17,45 la sua cella telefonica aggancia quella zona e ora i filmati delle telecamere di una banca sembrano averne catturato il passaggio. Filmati già visionati ma che all’epoca dissero poco o nulla a chi indagava sul caso. Ora che invece «Ignoto Uno» ha preso le sembianze di Massimo Bossetti e tutto è più semplice.

Ogni tassello del mosaico sembra andare al suo posto. E spiegare quello che il muratore non sa o non vuole spiegare: il motivo per cui una traccia del suo Dna si trovava sulle mutandine e sui leggings della bambina. Non in un punto qualsiasi del suo corpo e nemmeno isolato, ma mescolato a quello di Yara, il che dimostra ulteriormente il contatto, violento, tra Bossetti e la ragazzina.

 Ieri intanto, mentre i carabinieri ascoltavano una certa Claudia di Ponte San Pietro, fidanzata di Bossetti quando aveva 15 anni, il nuovo legale del muratore, Claudio Salvagni, che affiancherà nella difesa Silvia Gazzetta, è andato a trovare il suo cliente in carcere per circa un paio d’ore. All’uscita pochissime dichiarazioni: «Bossetti si proclama innocente e io mi sono convinto che lo sia».

 Quanto alle contestazioni dei pm, al Dna e alle ultime rivelazioni, il legale non ha voluto rilasciare commenti. Il termine per presentare un ricorso al riesame scadrà lunedì prossimo ed è quasi sicuro che gli avvocati giocheranno anche questa carta, sebbene a rischio: se anche un tribunale, ovvero un secondo giudice di merito e per giunta collegiale, dovesse ritenere sufficienti e congruenti gli indizi e le prove prodotte dalla Procura, per Bossetti diverrebbe davvero impervia. Mentre la Procura potrebbe decidere di procedere, a settembre, con una richiesta di giudizio immediato per la certezza raggiunta della prova. Gli inquirenti ormai sembrano convinti.

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