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martedì 8 luglio 2014

MULTA DA 15.000 EURO PER GLI AVVOCATI DEL FORO DI LECCE.



Alla fine l’Authority ha bacchettato il Foro di Lecce. E’ di 15mila euro la somma che gli avvocati dovranno tirar fuori dal portafogli per aver scioperato senza sosta dal 20 febbraio al 3 giugno: questo il finale del fascicolo aperto ad aprile che già preannunciava grane. Insomma, quella che finora era un’ipotesi è diventata un’accusa: è stata violata la legge (la n. 146 del 12 giugno 1990, e successive modificazioni) perché l’astensione doveva essere comunicata almeno dieci giorni prima e non poteva durare più di otto giorni consecutivi (esclusi la domenica e i festivi). E non valgono le eccezioni (“servite” dalla stessa legge), invocate dalla classe
forense, secondo la quale le disposizioni non si applicano nei casi di «difesa dell’ordine costituzionale e di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori».

È chiara la delibera firmata dal presidente Roberto Alesse: «Lo sciopero in difesa dell’ordine costituzionale deve essere inteso quale proclamato allorché siano minacciati i valori fondanti del nostro sistema di governo democratico e di libertà individuali e collettive». Oltretutto, il disegno di legge sul processo civile, contro cui aveva puntato il dito l’Avvocatura, «attesa anche la sua natura di mero atto propulsivo del procedimento legislativo, non può costituire un immediato pericolo di compromissione dell’ordine costituzionale».

A nulla quindi sono valsi i tentativi del presidente dell’Ordine Raffaele Fatano di proteggere i “suoi”. Lo aveva fatto nelle scorse settimane, recandosi personalmente a Roma, insieme alla consigliera segretaria Roberta Altavilla, per illustrare al Garante le ragioni della protesta e la fotografia di una giustizia salentina afflitta anche da problematiche logistiche e organizzative che si ripercuotono non solo sulla classe forense, ma sull’intera cittadinanza. Per esempio, i disservizi dovuti alla mancanza di personale nei tribunali della città che, tuttavia, per i commissari «costituisce una situazione diffusa su tutto il territorio nazionale, senza che per questo altri Ordini forensi abbiano proclamato astensioni dalle udienze in violazione alle regole di settore». Tutti, esclusi i sardi, protagonisti insieme a Lecce di una battaglia lunga e coraggiosa, ma priva di sostegni nel resto d’Italia, e già multati dalla Commissione: 15 mila euro, Cagliari e 9 mila ciascuno, Nuoro e Oristano.

La sanzione (il range era da 5mila a 50mila euro) è stata quantificata tenendo conto di tre aspetti: «Il lungo periodo di astensione effettuato (oltre tre mesi), oggettivamente sproporzionato rispetto alle pretese fatte valere ed indicativo di un notevole intento di disobbedienza civile in un settore di alta rilevanza istituzionale (quale quello della Giustizia), affetto da notoria crisi funzionale; i danni prodotti all’andamento degli Uffici giudiziari; la cospicua consistenza associativa».

Il provvedimento è stato notificato al presidente Fatano e alla Direzione Territoriale del Lavoro di Lecce, invitata a rendere esecutiva la delibera con un’ordinanza d’ingiunzione, che potrà essere impugnata dal Foro dinanzi al giudice di pace di Roma. Della sanzione è stata data notizia anche al ministro Orlando, al premier Matteo Renzi, alle Camere, al Consiglio Nazionale Forense, e alle autorità locali (al presidente del Tribunale Mario Benfatto, al procuratore della Repubblica Cataldo Motta, al procuratore generale Giuseppe Vignola, al presidente della Corte d’Appello Mario Fiorella, alla presidenza del Tar e della Corte dei Conti).

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