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mercoledì 6 agosto 2014

NUOVA RAPINA DI IDROCARBURI DA MOLFETTA A SANTA MARIA DI LEUCA


Niente di nuovo sotto il sole: il saccheggio dei mari italiani è stato pianificato da anni. Non a caso i governi di centro destra e centro sinistra, ovvero dell'inciucio a tutto spiano, hanno varato alcune leggi ad hoc (ad esempio: la legge 134/2012). Adesso in Puglia quelli di Sel e del Piddì, come al solito fingeranno di indignarsi, ma si tratta di manfrine a buon mercato, orchestrate dai soliti ambientalisti telecomandati. Di sicuro non mancheranno gli inutili ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, utili a prendere in giro la popolazione, ovvero gli elettori.

La multinazionale straniera Global Petroleum Limited ha depositato presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare quattro richieste
di indagine geofisica per ricerca idrocarburi, denominate «d 80 F.R-.GP», «d 81 F.R-.GP», «d 82 F.R-.GP», «d 83 F.R-.GP», in un'area di 749,9 chilometri quadrati, al largo delle coste pugliesi, da Molfetta a Brindisi. Le ricerche, secondo quanto riportato dal progetto della multinazionale, saranno effettuate tramite la nota tecnologia air-gun, ovvero enormi cannoni ad aria compressa che restituiscono la composizione del sottosuolo.
La pericolosità della tecnologia air-gun è ben nota a livello mondiale, per i danni che arreca alla fauna marina. Infatti, nel settembre 2013, il Centro interdisciplinare di bioacustica e ricerche ambientali (CIBRA) dell'università di Pavia ha denunciato come una quindicina di cetacei sono spiaggiati sulle coste italiane del mare Adriatico, probabilmente proprio a causa della tecnologia air-gun, utilizzata in quelle settimane al largo delle coste croate. 

Due direttive europee, la direttiva 2008/56/CE e la direttiva 92/43/CE, mirano a tutelare la fauna marina e i cetacei dalle forme di inquinamento come l'introduzione diretta o indiretta in ambiente marino, da parte delle attività umane, di sostanze o forme di energia, incluse le emissioni sottomarine di suoni di origine antropica.
La Puglia ha nella pesca una delle componenti fondamentali della sua economia, di conseguenza, bisognerebbe innanzitutto usare cautela e precauzione e non concedere autorizzazioni ad attività di cui non si conoscono tutte le conseguenze e gli impatti a breve e a lungo termine sull'ecosistema marino, per ragioni di salvaguardia sia dell'ambiente che dell'economia delle comunità pugliesi. A questo si aggiunga, inoltre, l'importanza fondamentale del turismo in Puglia, che negli ultimi anni è diventato un vero e proprio settore trainante, anche per via degli ingenti investimenti pubblici e privati effettuati. È chiaro che queste realtà economiche si basano sulla tutela della qualità del mare, della costa e dell'ambiente, per cui sono nettamente incompatibili con la prospettiva di qualunque tipo di attività estrattiva, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche a livello ambientale, economico e sociale.

Il Governo Renzi non osserva il principio di precauzione, e accorda permessi alle ricerche di idrocarburi in Adriatico e Ionio, proprio come i suoi predecessori: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta. E Svendola Puglia che fa mentre Emiliano si scalda dalla panchina per prenderne la poltrona in vista delle imminenti elezioni regionali? Il copione non muta: nel 2010 Nichi aprì la campagna elettorale a Monopoli, e si vede come è andata a finire. 



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