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giovedì 21 agosto 2014

LE ECOMAFIE DI STATO CHE ANNIENTANO LA VITA DEL POPOLO ITALIANO


informativa De Grazia del 28 settembre 1995


di Gianni Lannes


La prima vittima è la verità. 30 miliardi di euro nel 2013, a tanto ammonta il fatturato delle ecomafie in Italia, equivalenti alla sparizione di circa 40 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, comprese 500 tonnellate annue di rifiuti radioattivi di origine sanitaria e industriale.

Le persone si ammalano e muoiono a causa dei veleni che hanno inquinato l’ambiente in cui si sopravvive, ed ipotecato la possibilità di un futuro.

I governi occidentali si sono accordati a livello internazionale per nascondere e inabissare soprattutto gli scarti nucleari. Così hanno fatto il possibile per cancellare le tracce, fregandosene sommamente della salute dei popoli. Basta scandagliare i dati internazionali dell'AIEA (già evidenziati su questo diario internautico) per rendersi conto del disastro che hanno ereditato a loro insaputa le nuove generazioni, e noi con loro.

Il traffico ecomafioso va a gonfie vele. Nel Belpaese la gestione è statale sotto mentite spoglie. Ecco perché regna l’interesse generale a tenere bassi i toni, se non proprio ad oscurarli. La politica italiana è la sponda perfetta per i faccendieri che risolvono senza scrupoli questioni scottanti. Dove si fa sparire la melma tossica e radioattiva? Spesso nel mare nostrum. E avanti con i servizi segreti.

In un’audizione parlamentare del 24 settembre 2009, addirittura un mese prima che il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, coadiuvata dal procuratore nazionale antimafia Grasso (attuale presidente del Senato) negasse l’evidenza di nave Cunski inabissata al largo di Cetraro, l’ammiraglio Bruno Branciforte, direttore dell’Aise (ex Sismi), esternando al ribasso faceva comunque riferimento a “55 navi a perdere”.

In effetti il 15 luglio 2004, in risposta all'interpellanza urgente numero 2-01216, il sottogretario Ventucci, a proposito dello smaltimento illecito di rifiuti industriali tossico-nocivi e radioattivi, rivelava:

"... Numerosi elementi indicano il coinvolgimento nel suindicato traffico di soggetti istituzionali di governi europei ed extraeuropei, nonchè di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noito Giorgio Comerio, faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia...".  

In precedenza, esattamente il 28 settembre 1995, in un'informativa del capitano di corvetta Natale De Grazia, investigatore di punta della procura della Repubblica di Reggio Calabria, assassinato - dall’intelligence nostrana - il 13 dicembre 1995, poiché stava indagando sull’affondamento doloso di 180 navi a perdere, si legge dell'inabissamento di due mercantili imbottiti di veleni radioattivi:

"Queste due navi di bandiera maltese sono affondate in due punti dell'Adriatico che nel progetto O.D.M. reperito tra i documenti di Comerio sono indicati quali punti previsti nel programma di dispersione delle scorie nelle aree nazionali italiane e degli affondamenti si ha notizia dai registri Lloyd's".

Ufficialmente la loro posizione è nota a livello istituzionale. Basta navigare e immergersi a largo di Rimini per rendersi conto del grave pericolo oscurato all'attenzione dell'opinione pubblica. E' forse questa la causa dell'inquinamento micidiale da plutonio 239 riscontrato dall'International Atomic Energy Agency nell'Alto Adriatico? E perché mai le regioni Emilia Romagna, Marche, Veneto e Friuli Venezia Giulia non hanno mai attivato almeno un monitoraggio della situazione?




Nella residenza italiana del Comerio, il capitano De Grazia aveva ritrovato e sequestrato - secondo la testimonianza del giudice Francesco Neri - addirittura il certificato di morte della giornalista Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio insieme al videoperatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994.

 informativa De Grazia del 28 settembre 1995




post scriptum


Motonave Anni: bandiera maltese, tonnellate 495, affondata il primo agosto 1989 in posizione 44° 13’ nord – 13°  02’ est.
Motonave Euroriver: bandiera maltese, tonnellate 386, affondata il 12 novembre 1991 in posizione 43° 19’ nord – 16° 9’ est.

fonte: sulatestagiannilannes.

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