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mercoledì 24 settembre 2014

MINACCIARONO DI MORTE SINDACO E ASSESSORI. IN CARCERE I PERSECUTORI.


GAGLIANO DEL CAPO (Lecce) – Minacciarono Sindaco, vicesindaco e assessore, per costruire una tettoia in un chiosco bar, condannati.
Si tratta di due gaglianesi Antonio Pizzolante, 50enne, che dovrà espiare la pena di 2 anni, 3 mesi e 11 giorni di reclusione, e Donatello Raona, 28enne, che dovrà espiare una pena residua di un anno, 5 mesi e 8 giorni di reclusione.
I carabinieri li hanno arrestati ieri pomeriggio, su esecuzione di ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Lecce, e accompagnati in carcere.
I fatti iniziarono nel 2008 quando una mattina, sindaco, vicesindaco e assessore ricevettero una busta con all’interno un biglietto minatorio e dei pallini di una cartuccia da caccia. Alcuni giorni dopo il vice sindaco riceveva due messaggi  sul proprio cellulare, inviati da una cabina telefonica “Ciao ti ci ho
messo la sorpresa a casa adesso fai molta attenzione sappi che è tempo di morire addio” – “il diavolo sta aspettando l’ora che muori quando morirai io brucerò il tuo corpo con dieci litri di benzina – Satana il tuo persecutore, a risentirci, ciao”.
Le indagini dei carabinieri da subito si concentrarono proprio su Pizzolante, che avvalendosi del Raona e di un terzo uomo, miravano ad intimidire gli amministratori al fine di ottenere un permesso per costruire in sanatoria una tettoia in un chiosco bar nella marina di Gagliano del Capo.
Alle lettere e messaggi seguirono  scritte sui muri delle abitazioni dell’assessore del tenore “bella casa vita e una morte assicurata”, “per te solo un rimedio, la morte”; tutte riportavano la firma “C.21”.
Infine le minacce interessarono anche la tomba di famiglia del Sindaco, con disegnata la stella a cinque punte racchiusa da un cerchio ed i cinque punti disposti a croce, simbolo dell’associazione mafiosa Sacra Corona Unita, e con le scritte “tu morirai lo stesso” “noi comandiamo” “satana”, “sindaco di merda, ti starò dietro fino alla morte”, “sindaco morirai” “SCU”; anche qui la firma “C.21” .
Grazie proprio alle indagini dei carabinieri ben presto la sigla “C.21” trovava una spiegazione: era, infatti, la firma dell’esecutore degli atti intimidatori, Raona Donatello.
Infatti durante la perquisizione all’interno dell’abitazione dell’uomo veniva rinvenuta un’ agenda con la scritta “Agenda degli appunti: R. Donatello c.21”; la sigla stava per corona 21, cioè il numero di reati commessi dal Raona sino a quel momento. A quel punto Raona confessò di esser l’autore delle lettere e dei murales e di aver agito su mandato di Pizzolante, per un compenso di 100 euro.
Le intimidazioni non terminavano nonostante i servizi di vigilanza e prevenzione disposti all’epoca dalla Compagnia Carabinieri di Tricase; infatti qualche settimana dopo l’ultima minaccia il Raona e il terzo complice su mandato di Pizzolante si introducevano nell’abitazione di uno dei rivali dell’uomo titolare di un bar di Gagliano del Capo reo di essere “amico” del sindaco e portavano via un’aspirapolvere ed uno stereo per poi appiccare il fuoco nella casa. I tre nel giugno del 2008 vennero arrestati in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare e in sede di interrogatorio di garanzia. Nonostante i ricorsi degli avvocati in appello ed in Cassazione il Raona e il Pizzolante sono stati condannati con sentenza passata in giudicato.

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