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MACARIA CISTAREDDHA 2014
La “Macaria Cistareddha” non è una sagra; E’ UNA FESTA. Ed è una FESTA POPOLARE, nel senso che <è stata voluta dal POPOLO CAPRARICESE>, di cui l’Associazione culturale “Sant’Andrea” è il segno di una volontà di rinascita e di radicamento assolutamente attestanti la vitalità della Comunità Cistareddha.
Succede così che, oramai da 6 anni, per le stradine e i vicoli di Caprarica del Capo (ora rione ma fino al 1970 frazione di TRICASE), un intera comunità si ritrova intorno alla Macaria Cistareddha, offrendosi con i suoi volti più umani ai tanti visitatori che attendono la sagra. E ogni anno questa MACARIA (magia) si ripete come se ci fosse da sempre, come riemersa da un libro di storia composto da pagine di vita quotidiana. Ed è proprio questa la MACARIA CISTAREDDHA (magia capraricese): aver saputo riallacciare i fili della propria storia con mani delicate, intrecciando presente e passato con il giusto equilibrio e il necessario rispetto per la memoria.
Passeggiando tra le strette vie del borgo antico si può, difatti, respirare aria contadina attraverso i diffusi odori sprigionati da invitanti stand gastronomici sparsi lungo il percorso: sapori genuini di un tempo che fu e che ritorna ad essere, arricchito di passione e carico di cultura popolare.
Lungo tutto il percorso riemergono, nel visitatore più attento, immagini di uomini, donne e bambini che al ritorno dalle campagne si riunivano nelle corti o seduti sull’uscio di casa a raccontare la giornata nei campi. Sotto il cielo stellato d’agosto ci si potrà imbattere in mani sapienti di nonne e mamme impegnate a ridare a ogni piatto il sapore d’altri tempi, consapevoli che la cucina contadina è un patrimonio di inestimabile valore da tramandare di generazione in generazione, preservando dalla caducità del tempo la saggezza secolare di un popolo. Una cucina fatta di pietanze povere a base di legumi e verdure ma anche di prelibati “piatti da festa” come la “pasta fatta a casa”, le varietà di carni, le verdure di stagione, le pittule, il pesce fritto, i pezzetti di cavallo al sugo’’ e tanto altro ancora. Una cucina mediterranea fatta di mare e di terra, di incontri e passioni, di mescolanze e scambi secolari.
Tra un piatto e l’altro, intramezzato da un buon rosso salentino, nell’aria gli antichi suoni e le sempre attualissime parole delle canzoni popolari salentine che accompagnavano la vita nei campi delle donne e degli uomini che sono le origini mai dimenticate della comunità di oggi.
In tarda serata
per tutta la notte in Piazza Sant’Andrea si potrà assistere al
funambolico spettacolo degli OPA CUPA guidati dal trombettista CESARE DELL’ANNA.
Specialità da gustare:
1) Antipasti e sformati
2) Legumi, massa e ciciri
3) Carne di cavallo al sugo
4) Crocchette, polpette,
panzarotti, patate fritte nostrane
5) Pesce fritto
6) Pasta fatta in casa
7) Carne alla brace
8) Pittule e Pittule alla
Nutella
9) Dolci e frutta
Cenni
Storici
La
tradizione storica racconta che sul sito dov'era un ovile di capre che davano
latte in abbondanza (capra-ricca) sorse nel medioevo il primo nucleo abitato di
Caprarica, alla quale venne aggiunto il suffisso del Capo per differenziarla
dall'omonimo paese nel leccese. Le prime notizie ufficiali di Caprarica
risalgono al lontano 1277. I Petravalda e gli Amendolea furono i primi Signori
del paese, poi seguirono i conti di Alessano e numerosi altri baroni tra i
quali spiccano i Mellacqua. Nel 1644 è attestato l'ultimo passaggio feudale
nelle mani dei Gallone, principi di Tricase, che acquistarono il feudo
capraricese tenendolo fino all'eversione della feudalità.
Da
Vedere
Numerose
sono le testimonianze di storia e arte che il tempo ha lasciato a Caprarica del
Capo. Su tutti primeggia per dimensioni e antichità il castello Del Balzo,
progettato dall'architetto tricasino Antonio Renna nel 1524 e costruito su un
precedente maniero del XV secolo. A pochi metri di distanza sorge una torre
colombaia del 1555. Di fronte al castello si affaccia la chiesa parrocchiale a
croce latina, completata nel 1795 ed intitolata a Sant'Andrea Ap., mentre
nell'omonima piazza al centro campeggia la colonna del Santo Patrono datata
1766. Addentrandosi nel centro storico s'incontrano a seguire la casa-torre
“dell'invidia” del 1528, il palazzo dei baroni Mellacqua (XVII), la cappella
dell'Immacolata (XVII), sede dell'omonima Confraternita laicale, e la chiesetta
del Crocifisso (XVI), il tutto inframmezzato da tre pregevoli frantoi ipogei
sparsi nel sottosuolo dell'abitato, di cui uno, quello del sig. Sparasci ancora
arredato con tutti gli strumenti adatti alla molitura delle olive, visitabile
il giorno della sagra. La vicina collina che guarda Caprarica prende il nome
dal Santuario edificato sulla sua sommità nel 1952 ed intitolato alla Madonna
di Fatima.