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martedì 4 giugno 2013

Gasdotti: i nostri, consegnati a compagnie private straniere


Putin è cattivo, l'ENI è corrotta, e tutto ciò è una buona scusa per consegnare le rotte della nostra energia a compagnie petrolifere private. E pure straniere, ovviamente.


content_Fig 5 Proposed gas pipelines through Europe's southern corridor.jpg

Innanzitutto hanno pensato di trasformare l'Italia in un supermercato del gas (ve la ricordate, la fissa di Bersani con l'hub del gas?). E poi - ieri - ne hanno graziosamente regalato ad altri le chiavi. Il Consiglio dei Ministri ha ratificato gli accordi imbastiti con Grecia ed Albania per il Tap, Trans Adriatic Pipeline, un gasdotto per portare in Puglia e precisamente nella marina Melendugno l'abbondante metano dell'Azerbaijan.
Il Parlamento deve ancora approvare, il consorzio che sviluppa il giacimento azero deve ancora indicare la sua preferenza fra Tap e Nabucco, la rotta alternativa del gasdotto: dalla Turchia ai Balcani e all'Austria. Ma è il pensiero quello che conta. E quello del Governo italiano è un pensiero sbagliato. Spiace dirlo: il famoso lettone di Putin offriva un più confortevole calduccio.
Il Tap infatti è una rotta parallela - ed ovviamente alternativa - al South Stream accarezzato da Putin e Berlusconi: in Puglia sarebbe arrivato gas russo grazie ad un gasdotto costruito dall'italiana Eni e dal colosso russo Gazprom. Anche quel progetto sottintendeva la trasformazione dell'Italia in un supermercato del gas (il solito hub) da cui smistarlo in tutta Europa. Ma almeno l'Italia, attraverso l'Eni, aveva in tasca le chiavi del magazzino. E soprattutto gli Stati e la politica - non i mercati - avrebbero avuto un ruolo chiave nel flusso del gas: l'Eni, benchè privatizzata, è controllata dallo Stato e anche Gazprom è una public company.
Invece con il Tap la musica è ben diversa. Il giacimento dell'Azerbaijan, che si chiama Shah Deniz, è sfruttato da un consorzio di società private fra cui spicca la Bp. Il progetto Tap fa capo alla società per azioni svizzera Egl e alla norvegese Statoil, che è controllata dal Governo: ma sul suo sito internet Tap mette ben in chiaro che sarà "l'unico impianto meridionale del gas a non dipendere dal denaro pubblico". Come se fosse un merito.
Ovvero, è bello che tutto dipenda dal mercato. Come no: l'abbiamo imparato con l'euro e con lo spread, che sono mossi dalla mano invisibile del mercato attrezzata per mostrare al contribuente esclusivamente il dito medio.
Fonte: http://petrolio.blogosfere.it

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